Artrocentesi: come si esegue e quando serve
04/10/2023 (aggiornato il 24/10/2023)
8 min
EsamiRevisione scientifica dei contenuti a cura del dottor Enis Rustemi.

01. Cos’è la artrocentesi?
L’artrocentesi è una procedura medica invasiva utilizzata a scopo diagnostico o terapeutico per il trattamento di alcune patologie articolari. Viene eseguita dal medico ortopedico o dal fisiatra, prelevando un campione di liquido sinoviale, che si trova all’interno di una capsula articolare, per valutare lo stato di infiammazione e l’eventuale presenza di agenti patogeni.
Il liquido sinoviale è un liquido extracellulare contenuto all’interno delle cavità articolari. È composto da acqua, elettroliti e molecole complesse come glucosio, proteine, proteoglicani, acido ialuronico. Ha la funzione di lubrificare e nutrire le articolazioni e le cartilagini circostanti. Durante un processo infiammatorio, il volume del liquido sinoviale aumenta, così come la concentrazione proteica al suo interno.
L’artrocentesi è indicata nel trattamento di patologie che interessano:
- spalla;
- gomito;
- polso;
- anca;
- ginocchia;
- caviglie.
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02. Cosa permette di scoprire l’artrocentesi?
L’artrocentesi viene utilizzata per effettuare una diagnosi, alleviare i sintomi di una patologia preesistente, drenare liquido infetto o somministrare farmaci.
Artrocentesi a scopo diagnostico
Quando la procedura assume valore diagnostico, è utile a individuare malattie come:
- gotta, malattia metabolica che determina un’elevata concentrazione di acido urico nel sangue. Questi accumuli, presenti sotto forma di cristalli, nei tessuti e nelle articolazioni, provocano dolore, gonfiore e arrossamento. La zona più colpita è quella dell’alluce, ma la gotta può coinvolgere anche le ginocchia, i gomiti, i polsi e le dita [1];
- artrite settica, infezione di un’articolazione provocata da microbi. Colpisce più frequentemente ginocchio, caviglia e anca. Il paziente avverte dolore nell’area colpita, febbre, tumefazione nei pressi dell’articolazione e arrossamento della cute che risulta calda al tatto, limitata mobilità che può manifestarsi sotto forma di zoppia nel caso delle articolazioni degli arti inferiori [2];
- artrite reumatoide, malattia autoimmune causata da una reazione anomala del sistema immunitario che scambia le cellule sane per nemiche, attaccandole. Questo provoca un danno alle articolazioni e un processo infiammatorio che, se trascurato, compromette la qualità della vita sia fisicamente sia psicologicamente. Circa 4 pazienti su 10, sono costretti a interrompere attività ricreative, viaggi, con un brusco impatto sulle attività quotidiane. In Italia esistono 400.000 pazienti, di sesso femminile (8 donne su 10 casi) con maggiore incidenza nella fascia di età compresa tra i 40 e i 60 anni;
- artrosi, malattia cronica dovuta all’invecchiamento delle articolazioni e, in particolare, alla degradazione del tessuto cartilagineo che le circonda. Anca, ginocchio e colonna vertebrale sono le zone più colpite. L’artrosi delle mani è molto frequente nelle donne che hanno superato i 50 anni [3];
- osteonecrosi nota anche come necrosi avascolare, implica la morte del tessuto osseo. È caratterizzata dalla comparsa di piccole fratture sotto la cartilagine che, nei casi più gravi, possono condurre al collasso osseo;
- versamento articolare di origine sconosciuta;
- emorragie;
- artropatie da cristalli, sono una tipologia di artriti provocate dal deposito di cristalli all’interno delle articolazioni. Una delle più comuni è l’artrite da pirofosfato di calcio, anche nota come condrocalcinosi o pseudogotta. Il ginocchio è l’articolazione più colpita. I pazienti, generalmente anziani, manifestano dolore, gonfiore, arrossamento.
Il campione prelevato viene posto in coltura per determinare la presenza di microrganismi patogeni e testare la presenza di sangue, pus, proteine, glucosio, cristalli.
Per determinare la presenza di una specifica patologia, è fondamentale valutare anche l’aspetto del liquido, prendendo in esame fattori come:
- colore;
- viscosità;
- torbidità;
- volume;
- conta della componente cellulare, cioè il numero di globuli bianchi e rossi.
Artrocentesi a scopo terapeutico
Quando la procedura assume carattere terapeutico, serve a migliorare la mobilità articolare, alleviando i sintomi connessi a determinate patologie. Al fine di gestire infiammazioni causate da artrite, gotta, tendinite, borsite e artrosi, si procede alla somministrazione di farmaci.
Nello specifico:
- antinfiammatori steroidei;
- corticosteroidi, vengono utilizzati nel trattamento dell’artrite. Contribuiscono a ridurre l’infiammazione e minimizzare i danni ai tessuti. È consigliabile non superare la soglia di quattro somministrazioni annuali per ogni singola articolazione;
- acido ialuronico, serve a lubrificare le articolazioni, migliorare la mobilità e alleviare i sintomi di dolore, per periodi compresi tra 6 e 12 mesi.
L’artrocentesi a scopo terapeutico può prevedere anche il drenaggio del versamento articolare, allo scopo ridurre la pressione intrarticolare e di rimuovere cellule, enzimi e sostanze chimiche prodotte nel corso dell’infiammazione, che rischiano di danneggiare i tessuti e favorire la degenerazione articolare.
03. Come si esegue l’artrocentesi?
Dopo aver disinfettato la cute, si procede con anestesia locale nella zona interessata. In seguito, viene inserita una siringa da 20 millilitri all’interno del cavo articolare, allo scopo di prelevare parte del liquido sinoviale contenuta al suo interno.
Durante l’aspirazione del campione, il medico comprime manualmente l’articolazione cercando di convogliare il liquido residuo verso la tasca sopra-patellare al fine di favorirne l’evacuazione. Terminato il prelievo, è possibile sostituire la siringa piena di liquido sinoviale con una contenente il farmaco da iniettare per trattare l’infiammazione.
In alcuni casi, prima dell’artrocentesi, è opportuno sottoporre il paziente a un’ecografia, utile a rilevare la presenza di liquido sinoviale prima dell’aspirazione e, dunque, diagnosticare più precisamente il tipo di infiammazione in atto.
04. Quanto dura l’artrocentesi?
Se durante la procedura, lo specialista somministra un farmaco anestetico intra-articolare, è preferibile limitare l’attività per un periodo compreso tra quattro e otto ore. Alcune articolazioni, come quella del ginocchio e della caviglia, sono più soggette a lesioni in seguito. Se la procedura prevede la somministrazione di un corticosteroide intra-articolare, è opportuno tenere l’articolazione a riposo per uno o due giorni.
In presenza di eritemi, dolore e gonfiore articolare di durata superiore alle 12 ore, è opportuno sottoporre l’articolazione interessata a ulteriori esami per verificare la presenza di eventuali infezioni.
05. Esistono delle controindicazioni per l’artrocentesi?
In genere, l’artrocentesi è una procedura sicura, indolore, che non comporta grosse complicazioni.
Le più comuni sono:
- artrite settica;
- ecchimosi;
- sanguinamento nella zona trattata;
- depigmentazione cutanea localizzata nei pressi dell’iniezione.
Tuttavia, si sconsiglia di eseguire l’artrocentesi in presenza di:
- infezioni localizzate o generalizzate (setticemia);
- lesioni cutanee nella zona da trattare;
- erisipela, infezione della pelle che coinvolge il derma profondo e l’ipoderma, provocata da batteri piogeni come lo streptococco beta-emolitico di gruppo A e lo stafilococco aureo;
- psoriasi.
Queste condizioni possono, infatti, provocare infezioni di maggiore entità come l’artrite settica, che è comunque molto rara se si opera in condizioni di totale sterilità. Anche la somministrazione di corticosteroidi può provocare complicanze, come ulcerazioni e atrofie cutanee periarticolari.
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In sintesi
L’artrocentesi è una procedura medica utilizzata a scopo diagnostico o terapeutico per il trattamento di alcune patologie articolari.
Viene eseguita dal medico ortopedico o dal fisiatra, prelevando un campione di liquido sinoviale che si trova all’interno di una capsula articolare per valutare lo stato di infiammazione e l’eventuale presenza di agenti patogeni. L’artrocentesi viene utilizzata per effettuare una diagnosi, alleviare i sintomi di una patologia preesistente, drenare liquido infetto o somministrare farmaci. Quando la procedura assume carattere terapeutico, serve a migliorare la mobilità articolare, alleviando i sintomi connessi a determinate patologie.
Per alleviare i sintomi presenti, si procede alla somministrazione di farmaci antinfiammatori steroidei, corticosteroidi e, in alcuni casi, acido ialuronico. L’artrocentesi a scopo terapeutico può prevedere anche il drenaggio del versamento articolare, allo scopo di rimuovere cellule, enzimi e sostanze chimiche prodotte nel corso dell’infiammazione, che rischiano di danneggiare i tessuti e favorire la degenerazione articolare. Dopo aver disinfettato la cute, si procede con anestesia locale nella zona interessata. In seguito, viene inserita una siringa da 20 milllitri all’interno del cavo articolare, allo scopo di prelevare parte del liquido sinoviale contenuta al suo interno. Durante l’aspirazione del campione, il medico comprime manualmente l’articolazione cercando di convogliare il liquido residuo verso la tasca sopra-patellare per farlo fuoriuscire.
Terminato il prelievo, è possibile sostituire la siringa piena di liquido sinoviale con una contenente il farmaco da iniettare per trattare l’infiammazione. In alcuni casi, prima dell’artrocentesi, è opportuno sottoporre il paziente a un’ecografia, utile a rilevare la presenza di liquido sinoviale prima dell’aspirazione e, dunque, diagnosticare più precisamente il tipo di infiammazione in atto.
Il contenuto fornito è solo a scopo informativo e non deve essere considerato un sostituto della diagnosi o del trattamento medico da parte di un professionista. Si sconsiglia l’autodiagnosi o il trattamento.
Fonti e bibliografia
- Gotta: cause, sintomi e possibili cure (2023, Santagostino)
- Artrite settica (2021, Ospedale Pediatrico Bambin Gesù)
- Artrosi (2023, Auxologico)