Tendinosi: tipologie, sintomi, cause e cure

12/09/2023

10 min

Ortopedia

Revisione scientifica dei contenuti a cura del dottor Enis Rustemi.

Tendinosi: tipologie, sintomi, cause e cure
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01. Cos’è la tendinosi?

La tendinosi rappresenta una condizione medica caratterizzata dalla sofferenza cronica dei tendini. Questa affezione deriva dall’uso eccessivo del tendine colpito e da una degenerazione della normale struttura tendinea, e può comportare notevoli disagi a chi ne è affetto.

La tendinosi, diversamente dalla tendinite, si classifica come un esempio di tendinopatia da sovraccarico funzionale, ossia un tipo di patologia multiforme del tendine, caratterizzato da dolore, declino della funzione e ridotta tolleranza all’esercizio [1].

Questa condizione medica coinvolge solitamente i tendini situati in prossimità di grandi articolazioni come gomito, ginocchio, piede, spalla, caviglia e anca, ed è spesso associata alla presenza di microscopici strappi del tessuto connettivo che circonda il tendine, e che comporta, per questo, un sovraccarico nel processo di riparazione del tessuto tendineo stesso. Questo processo può portare a una diminuzione della resistenza del tendine e, in ultima analisi, alla sua rottura.

Le tendinosi sono particolarmente diffuse tra gli sportivi, gli anziani e tra coloro che svolgono professioni che richiedono uno sforzo fisico importante.

Questa affezione si manifesta attraverso sintomi quali dolore, gonfiore e difficoltà di movimento, creando una considerevole limitazione nelle attività quotidiane.

Per diagnosticare correttamente la tendinosi, l’esame obiettivo e l’anamnesi rivestono un ruolo fondamentale nella valutazione del paziente e dei sintomi riportati. Spesso, vengono utilizzati test di imaging come l’ecografia o la risonanza magnetica per ottenere una visione più approfondita della situazione.

La gestione delle tendinosi solitamente prevede una terapia conservativa, che include il riposo, la fisioterapia e l’applicazione di compressione nella zona colpita. Tuttavia, in casi più gravi, potrebbe essere necessario ricorrere a trattamenti più invasivi, come la chirurgia, per risolvere definitivamente il problema. La tempestiva diagnosi e il trattamento adeguato sono fondamentali per garantire una pronta guarigione e il ripristino della funzionalità dei tendini.

Nelle tendinosi, è comune osservare alterazioni degenerative nella matrice extracellulare (ossia della parte di tessuto che non è composta da cellule, bensì da collagene e altre glicoproteine) [2], così come un aumento dell’apporto vascolare. Caratteristica della tendinosi, infine, è l’assenza di cellule tipiche della risposta immunitaria. Quest’ultima condizione è fondamentale per distinguere le tendinosi dalle tendiniti.

Qual è la differenza tra tendinosi e tendinite?

La principale differenza tra tendinite e tendinosi sta nell’origine della patologia. Mentre, infatti, la tendinosi è una patologia di natura cronica, il cui dolore tende ad essere più persistente e i cui sintomi possono compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane, la tendinite è un disturbo di natura acuta, che presenta un fastidio improvviso ma con una durata limitata nel tempo.

Quest’ultima, a differenza della prima, è caratterizzata da un processo infiammatorio che coinvolge uno o più tendini, trattandosi, appunto, di una vera e propria infiammazione. Al contrario, la tendinosi si distingue per una degenerazione strutturale dei tendini coinvolti, senza l’attivazione della risposta infiammatoria.

La tendinite, conseguenza di un singolo trauma, può essere curata con una terapia a base di antinfiammatori non steroidei. Diversamente, la tendinosi necessita di una cura conservativa che agisca in profondità e nel lungo tempo. 

02. Tipologie di tendinosi 

La tendinosi è una condizione che colpisce principalmente i tendini che si trovano in prossimità di articolazioni importanti, come spalla, gomito, caviglia, ginocchio.

Tra le tipologie di tendinosi più diffuse, dunque, ne troviamo tre.

Tendinosi al tendine rotuleo

Chiamato anche “ginocchio del saltatore”, è una tendinosi che colpisce il tendine che collega la rotula del ginocchio alla tibia, una delle ossa della gamba. Più comune tra atleti che praticano sport come pallavolo, basket, atletica leggera, calcio.

Epicondilite laterale

L’epicondilite laterale, conosciuta anche come “gomito del tennista”, questa patologia coinvolge i tendini che collegano la parte esterna del gomito con i muscoli dell’avambraccio. È più frequente tra gli atleti che utilizzano racchette, appassionati golf e scherma, atleti che praticano sport di lancio (disco o giavellotto), lavoratori come carpentieri, cuochi o macellai, musicisti.

Tendinosi Achillea

La tendinosi al tendine di Achille interessa il tendine che collega il calcagno (ossia l’osso posteriore del piede) ai  muscoli del polpaccio. Ad esserne più colpiti sono atleti, persone affette da artrite reumatoide o che indossano calzature non adatte alla conformazione anatomica e fisiologica del piede.

03. Quali sono i sintomi della tendinosi? 

Il tendine colpito da tendinosi può manifestare diversi sintomi, primo fra tutti un dolore sordo e bruciante accompagnato da gonfiore, tumefazione e edema, localizzati intorno alla zona interessata.

Il dolore può accentuarsi durante e dopo l’attività fisica, soprattutto se ad essere coinvolti sono il tendine colpito e il muscolo associato, il cui movimento può essere notevolmente compromesso. Anche l’articolazione collegata ne può risentire, diventando via via più rigida.

È importante sottolineare come la sintomatologia della tendinosi tenda a persistere nel tempo, trattandosi, come detto, di una condizione di natura cronica.

04. Quali sono le cause della tendinosi?

La causa principale della tendinosi è l’uso eccessivo del tendine coinvolto, che viene sovraccaricato.

Ma cosa si intende, effettivamente, per “utilizzare un tendine in modo eccessivo”?

L’uso eccessivo di un tendine si verifica quando quest’ultimo è costantemente sottoposto a sollecitazioni meccaniche ripetute, necessarie per eseguire un movimento specifico del corpo. Questo costante stress può provocare microtraumi seriali nel tendine, nel corso del tempo, portando alla degenerazione della sua struttura e minando, dunque, gradualmente la sua integrità.

05. Come si diagnostica la tendinosi?

La diagnosi della tendinosi viene effettuata grazie ad un approccio completo che tiene conto di una serie di step fondamentali:

  • l’ascolto dei sintomi riportati dal paziente: in questa fase vengono indagate la natura e l’intensità del disagio;
  • l’esame obiettivo condotto dal medico, che consiste nella valutazione diretta dei suddetti sintomi. Questo include la palpazione della zona interessata e, talvolta, la richiesta al paziente di eseguire determinati movimenti con la parte del corpo coinvolta per valutare ulteriormente natura e stato della patologia;
  • l’anamnesi, un’importante valutazione diagnostica volta a identificare la causa o i fattori che hanno contribuito all’insorgenza della patologia;
  • l’utilizzo di strumenti diagnostici come l’ecografia muscolo-tendinea o la risonanza magnetica nella zona afflitta. Questi esami forniscono immagini dettagliate del tendine colpito, consentendo di identificare la zona e il tipo di alterazione presente, contribuendo così alla conferma della diagnosi.

L’insieme di queste valutazioni e test diagnostici è essenziale per una diagnosi accurata e per determinare il trattamento più adeguato per la tendinosi.

06. Quali rischi comporta la tendinosi?

La tendinosi è una patologia cronica con un’alta percentuale di guarigione (80%) nel medio-lungo periodo [4], se non trattata, tuttavia, può portare allo strappo o, nel peggiore dei casi, alla rottura del tendine [5]. 

07. Come si cura la tendinosi?

Il trattamento della tendinosi è un trattamento cosiddetto “conservativo”, ossia privo, in un primo momento, di procedure invasive, che si basa sull’osservazione continua dello stato patologico da parte del medico curante.

Poiché il processo di guarigione dei tendini è un processo lungo (questo a causa dell’afflusso di sangue generalmente basso), la tendinosi può richiedere da tre a sei mesi [5] per guarire. Per questo motivo, i trattamenti per la tendinosi hanno l’obiettivo di accelerare i naturali processi di guarigione del corpo. 

In generale, la cura della tendinosi si basa su:

  • riposo da qualsiasi attività intensa che coinvolga il tendine. Il paziente con tendinosi, nel caso in cui sia obbligato a svolgere attività ripetitive come digitare su un computer, dovrà effettuare una pausa ogni 15 minuti per evitare il sovraccarico della zona interessata;
  • allungamento del tendine, mediante fisioterapia, per aumentare la libertà di movimento e la flessibilità e favorire, così, la circolazione;
  • massaggio della zona interessata per favorire la circolazione;
  • rafforzamento dei muscoli intorno al tendine, con esercizi mirati per ridurre lo sforzo quotidiano e alleggerire quest’ultimo;
  • utilizzo di tutori per proteggere il tendine da ulteriori lesioni e comprimere la zona dolorosa.

La letteratura, poi, suggerisce anche l’assunzione di integratori di vitamina C e curcumina, in grado di aiutare a promuovere la produzione di collagene e, quindi, ad accelerare il processo di guarigione [5].

Durante le sedute di fisioterapia, infine, può essere applicata la terapia con onde d’urto (ESWT), che prevede l’applicazione di onde di pressione sulla superficie della pelle, in prossimità della zona da trattare. Questa pratica può favorire la rigenerazione dei tessuti, soprattutto negli arti inferiori.

Terapia farmacologica 

Nel caso in cui il trattamento conservativo non risulti efficace, il medico curante può suggerire al paziente una terapia farmacologica basata sull’iniezione di corticosteroidi (farmaci cortisonici antinfiammatori) nella zona interessata, per ridurre il dolore e il gonfiore nel breve termine, o sull’iniezione di plasma ricco di piastrine (PRP) nelle aree intorno al tendine, con l’obiettivo di promuovere la riparazione e la guarigione cellulare.

Tuttavia, entrambe i trattamenti possono rendere più probabili le ricadute compromettendo, talvolta, la produzione di collagene.

Terapia chirurgica

A differenza della terapia conservativa, la terapia chirurgica è più invasiva, ma va a intervenire nei casi più gravi di tendinosi rimuovendo il tessuto danneggiato e alleviando il dolore.

Di solito, il medico suggerisce di ricorrere all’intervento chirurgico solo quando i trattamenti conservativi o farmacologici precedenti hanno dimostrato di non essere efficaci, e comunque in presenza di condizioni gravi.

Quanto tempo ci vuole per guarire da una tendinosi? 

I tempi di guarigione di una tendinosi dipendono da caso a caso, dalla gravità della condizione e da altri elementi come l’età del paziente o l’attività professionale svolta.

Nell’80% dei casi la patologia scompare in tre – sei mesi [4].

08. Come prevenire la tendinosi? 

Eliminare completamente il rischio di tendinosi è impossibile, tuttavia, è possibile ridurlo in modo significativo seguendo dei piccoli accorgimenti, come:

  • fare un adeguato riscaldamento prima di svolgere attività sportiva o prima di iniziare un’attività che comporta movimenti articolari ripetitivi;
  • indossare scarpe di supporto per proteggere gli arti inferiori;
  • fare pause regolari dalle attività fisiche ripetute, che possono mettere a rischio la salute dei tendini.

In sintesi

La tendinosi è una condizione medica cronica che colpisce principalmente i tendini posti in prossimità delle articolazioni maggiori.

Si differenzia dalla tendinite per la sua natura cronica e, dunque, di origine non infiammatoria. Proprio a causa di questa caratteristica, la tendinosi è una condizione che tende a peggiorare nel tempo e presenta dei tempi di guarigione più lunghi (dai 3 ai 6 mesi).

I sintomi della tendinosi sono facilmente riconoscibili: dolore sordo, bruciante e persistente, senso di rigidità dell’articolazione collegata al tendine, difficoltà nel movimento del muscolo di riferimento.

Le cause della comparsa della tendinosi sono riconducibili ad un sovra-utilizzo del tendine, che si riscontra più di frequente tra gli atleti, gli anziani e le persone che svolgono un’attività professionale altamente impattante e ripetitiva a livello fisico. 

Il trattamento della tendinosi si basa su un tipo di terapia detta conservativa, che consiste in pratiche non invasive. Nei casi più gravi, il medico può suggerire il trattamento chirurgico o quello farmacologico. Nel primo caso si rimuove il tessuto danneggiato, procurando nel paziente un’immediata sensazione di sollievo. Nel caso della terapia farmacologica, invece, si procede con infiltrazioni di plasma o di farmaci cortisonici che hanno l’obiettivo di ridurre il dolore e il gonfiore e di rigenerare i tessuti.

Il contenuto fornito è solo a scopo informativo e non deve essere considerato un sostituto della diagnosi o del trattamento medico da parte di un professionista. Si sconsiglia l’autodiagnosi o il trattamento.

Sull'autore

Ludovica Russotti

SEO Copywriter, redattrice e Content Manager

Ludovica Russotti, SEO Copywriter, redattrice e Content Manager dal 2016. Laureata in Relazioni Pubbliche e Pubblicità presso l’Università IULM di Milano. Scrive di medicina, salute, benessere, viaggi e lifestyle.

Fonti e bibliografia